Lady Gaga è stata una ventata di aria fresca nel panorama musicale moderno. Fin dal suo debutto nel 2008 con Just Dance, Gaga ha stravolto i canoni musicali del tempo influenzando non poco tutta la musica pop degli anni avvenire.
Oggi parliamo del disco che più di tutti ha messo in discussione la sua posizione di innovatrice ed ha creato scompiglio tra i Little Monsters di tutto il mondo, ArtPop.
L'album è il quarto della sua carriera e arriva dopo un periodo in cui la cantante aveva già espresso molto di quello che poteva dire e la sua immagine aveva sofferto di una fortissima sovraesposizione nel corso degli anni. Non è un caso quindi che sia finito per essere il suo disco di minor successo commerciale al momento ( non considerando in questo caso la parentesi Jazz di Cheek To Cheek ).
L'album si presenta da subito con un titolo importante, ArtPop, un nome pesante che si prefigge lo scopo di unire l'arte alla musica pop. Ci è riuscita? Col senno di poi, la risposta è sicuramente no. C'è molto Pop, sicuramente, ma di arte se ne vede molta meno di quanto ci aspettassimo. Se voleste ascoltare le canzoni prettamente più artistiche del genio musicale di Gaga vi consigliamo a mani basse Born This Way, non ArtPop.
Già dal primo ascolto appare forte quale sia il problema di base di questo progetto. Uno fortissima sovrapproduzione, che mette molto spesso in secondo piano quella Stefani Germanotta autrice e compositrice che più di tutte era piaciuta ai suoi fans più accaniti. A questo si aggiunge una sostanziale povertà di contenuti, come se Gaga non avesse avuto molto da dire con questo disco.
Le pressioni su di lei erano altissime, sopratutto dopo due album geniali come The Fame Monsters e Born This Way, e questo ha finito per ritorcersi contro Gaga stessa.
Appurati questi aspetti più negativi, dobbiamo comunque sottolineare come ArtPop resti un disco Pop, dalle forti influenze elettroniche, ben fatto. Non ci sono molti momenti intimi, esclusa la struggente Dope, ma il disco prosegue tra bassi pompati e suoni spinti senza far mancare un po' di quella geniale musicalità che Gaga riesce a mettere in ogni sua canzone.
Ne sono un esempio brani come Gypsy, che sarebbe stato un singolo con i fiocchi, o Sexxx Dream, da molti sottovalutata ma che forse è uno dei momenti più riusciti dell'album. Altre volte a far da padrone è proprio la produzione, come per Aura, la cui base musicale è trascinante ma per niente scontata, o Swine, dal suono così sporco e spinto da essere quanto di più lontano ci sia dai canoni radiofonici del momento, e per questo appare come una mossa vincente.
Allo stesso modo non mancano delle pesanti cadute, come Jewels & Drugs e l'altrettanto inutile Fashion. Per il resto non mancano dei cambi di genere, come il piacevole R'n'B di Do What You Want e le influenze rock di ManiCure.
Arrivati in fondo al disco però, oltre ad un forte mal di testa, dovuto alla pesante sovrapproduzione come detto sopra, resta una strana sensazione di incompiutezza, come se in questo album mancasse quello speciale elemento contraddistintivo che era presenta nei suoi lavori precedenti e che ne aveva consacrato il successo. Ecco perché ArtPop è un disco che ha fallito il colpo sulle masse ma che ha convinto in gran parte i fans storici della cantante.
Oggi parliamo del disco che più di tutti ha messo in discussione la sua posizione di innovatrice ed ha creato scompiglio tra i Little Monsters di tutto il mondo, ArtPop.
L'album è il quarto della sua carriera e arriva dopo un periodo in cui la cantante aveva già espresso molto di quello che poteva dire e la sua immagine aveva sofferto di una fortissima sovraesposizione nel corso degli anni. Non è un caso quindi che sia finito per essere il suo disco di minor successo commerciale al momento ( non considerando in questo caso la parentesi Jazz di Cheek To Cheek ).
L'album si presenta da subito con un titolo importante, ArtPop, un nome pesante che si prefigge lo scopo di unire l'arte alla musica pop. Ci è riuscita? Col senno di poi, la risposta è sicuramente no. C'è molto Pop, sicuramente, ma di arte se ne vede molta meno di quanto ci aspettassimo. Se voleste ascoltare le canzoni prettamente più artistiche del genio musicale di Gaga vi consigliamo a mani basse Born This Way, non ArtPop.
Già dal primo ascolto appare forte quale sia il problema di base di questo progetto. Uno fortissima sovrapproduzione, che mette molto spesso in secondo piano quella Stefani Germanotta autrice e compositrice che più di tutte era piaciuta ai suoi fans più accaniti. A questo si aggiunge una sostanziale povertà di contenuti, come se Gaga non avesse avuto molto da dire con questo disco.
Le pressioni su di lei erano altissime, sopratutto dopo due album geniali come The Fame Monsters e Born This Way, e questo ha finito per ritorcersi contro Gaga stessa.
Appurati questi aspetti più negativi, dobbiamo comunque sottolineare come ArtPop resti un disco Pop, dalle forti influenze elettroniche, ben fatto. Non ci sono molti momenti intimi, esclusa la struggente Dope, ma il disco prosegue tra bassi pompati e suoni spinti senza far mancare un po' di quella geniale musicalità che Gaga riesce a mettere in ogni sua canzone.
Ne sono un esempio brani come Gypsy, che sarebbe stato un singolo con i fiocchi, o Sexxx Dream, da molti sottovalutata ma che forse è uno dei momenti più riusciti dell'album. Altre volte a far da padrone è proprio la produzione, come per Aura, la cui base musicale è trascinante ma per niente scontata, o Swine, dal suono così sporco e spinto da essere quanto di più lontano ci sia dai canoni radiofonici del momento, e per questo appare come una mossa vincente.
Allo stesso modo non mancano delle pesanti cadute, come Jewels & Drugs e l'altrettanto inutile Fashion. Per il resto non mancano dei cambi di genere, come il piacevole R'n'B di Do What You Want e le influenze rock di ManiCure.
Arrivati in fondo al disco però, oltre ad un forte mal di testa, dovuto alla pesante sovrapproduzione come detto sopra, resta una strana sensazione di incompiutezza, come se in questo album mancasse quello speciale elemento contraddistintivo che era presenta nei suoi lavori precedenti e che ne aveva consacrato il successo. Ecco perché ArtPop è un disco che ha fallito il colpo sulle masse ma che ha convinto in gran parte i fans storici della cantante.
Tracklist e Voti
Aura - 8
Venus - 7
GUY - 6,5
Sexxx Dreams - 8
Jewels & Drugs - 3,5
MANiCURE - 7,5
Do What U Want - 7,5
ARTPOP - 6
Swine - 7
Donatella - 5
Fashion! - 4
Mary Jane Holland - 6,5
Dope - 7
Gypsy - 8,5
Applause - 7
Alcuni voti sono fin troppo alti per questo ArtFlop, e non parlo di vendite, proprio flop musicale. L'ho scaricato per curiosità ma tanto velocemente l'ho anche cancellato dal mio Ipod.
RispondiEliminaBuona recensione. Non tutti i Little Monsters hanno il coraggio di ammettere quando la loto Mother Monster la fa fuori dal vaso, ma ogni tanto lo fa anche lei! Non è un essere perfetto!
RispondiEliminaA volte bisogna essere sinceri ed ammettere che questa volta Gaga ha sbagliato tutto nella gestione di questa era. Artpop non mi piace e pure se le canzoni prese da sole potrebbero risultare carine, il risultato finale non mi piace. E prima ho amato TFM e BTS.
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