Ci riprova la nostra Leona, non vuole arrendersi. L'avevamo lasciata in una condizione, onestamente, poco felice: nelle mani un flop pesante, quello di Echo ( che risale al 2009 ) album in cui l'eccessiva produzione tedderiana forse gravava un po' troppo sul risultato complessivo. Un paio di anni dopo ha tentato di riaccaparrarsi i posti alti della classifica con un brano spudoratamente dance. Il tentativo, manco a dirlo, fu un buco nell'acqua, un buco che, ora più che mai, sembra destinato ad allargarsi passo dopo passo. Leona , nonostante a prima vista possa sembrare un fragile burattino nelle mani della major discografica, provvisto di talento ma con scarsa personalità, in realtà sta dimostrando una certa determinazione. E' veramente decisa a prendersi il posto che le spetta, la vetta che aveva occupato grazie all'album di debutto. Beh, senza dubbio il talento vocale non le manca, anzi, e questo ci è stato chiaro sin dal principio. Forse l'elemento mancante è la personalità artistica, ben poco delimitata in questi 5 anni di carriera. Quindi, se da una parte sta dimostrando al musicbiz di quale pasta sia fatta, anche rilasciando dichiarazioni non proprio a favore delle sue "rivali", a livello artistico è ancora troppo fragile per poter attecchire su un terreno friabile come quello della pop music, un terreno che necessita innovazione, rischio e intraprendenza.
In questo 2012 così arido, tempestato di ritmi sincopati, triti e ritriti, governato solo dalla voglia di evadere dalla noia esistenziale e gettarsi in pista, Leona, con il suo Glassheart, porta una leggera brezza di freschezza. Ma nemmeno troppo.
Si vede con quanta cura e attenzione per i dettagli sia stato prodotto questo lavoro discografico, è innegabile già dalle prime tracce dell'album. In effetti bisogna ammettere che il tempo impiegato per le rifiniture del progetto sia stato piuttosto esteso, ma se il risultato è questo, tanto di capello lo stesso. Inoltre si sono anche preoccupati di rendere il sound compatto, di non creare discrepanze tra le uptempo e le ballate, sforzo che ha però generato un risvolto leggermente negativo: come tutti i progetti di Leona, anche questo risulta monotono e poco vario, ridondante, e, devo ammettere che, nonostante io sia dotato di un buon orecchio per la musica, ho fatto gran fatica a ricordarmi alcune tracce, a focalizzarle in modo distinto nella mia memoria, proprio perchè mi capitava spesso di confonderle. Attestato che il terreno musicale sui cui poggia il progetto è compatto, diciamo anche che ha saputo mescolare con intelligenza le tipiche sonorità pop che hanno contraddistinto la sua carriera a elementi di elettronica misurati con oculatezza, spesso addirittura vengono inserite parti strumentali di pseudo dubstep che riescono a far brillare ancora di più le tracce.
Oltre quindi alla produzione impeccabile, ciò che colpisce l'orecchio, come sempre, sono le capacità vocali della Vocalist che, in questo progetto, non escono mai dalle righe, si mostrano con onestà. Ovviamente le prodezze e le acrobazie vocali proprie del modo di cantare di Leona, sono sempre presenti, ma non più opprimenti, non più centrali, accompagnano per mano le basi e le melodie creando un connubio veramente coinvolgente. In effetti sarebbe stato piuttosto controproducente da parte dei producers lasciare che il possente timbro di Leona coprisse il loro ammirevole lavoro. E così non è stato.
Nel complesso quindi l'album e valido, coerente, piuttosto onesto, non particolarmente originale, ma chissenefrega! A quanto pare però, questo non basta. L'obbiettivo principale dell'album era quello di determinare la personalità di Leona e fare in modo che il pubblico non si focalizzasse solamente sulle sue innegabili qualità vocali. Secondo la casa discografica c'è di più. Secondo il pubblico, ormai anche stufo di sorbire l'ennesimo "polpettone" melenso firmato Lewis, lei è solo voce ( m'hai detto cazzi! ).
Per comprendere bene questo, dopo aver dato un quadro generale, cerchiamo di vedere la materia più da vicino, per poter coglierne ogni sfumatura con occhio ( o meglio, orecchio) attento, ed entriamo nei dettagli:
il punto forte dell'album risiede senza dubbio nell'alternanza tra ballads ( presenti sempre in gran numero nei lavori della Lewis ) le midtempo e le Uptempo.
Il brano di apertura Trouble è una piano ballad dai beat oscuri, quasi gotici, sperimentale, forse troppo, tanto che, dopo la calda accoglienza dei primi giorni dopo il lancio, è stato lasciato al suo triste destino. C'è da dire che il pezzo era veramente valido, intenso, il perfetto palcoscenico per le doti vocali della vincitrice di X factor che dimostra un controllo nel registro in falsetto veramente incredibile, ma, non è certo la ballata più degna di lode. Infatti nell'album risaltano di più pezzi come Fireflies, stupenda ballata indie sul suicidio, oppure I to you, il punto più dark dell'album, o anche Unlove me, tipico pezzo in stile Leona. Insomma, come al solito, per quanto riguarda le ballads , Leona ci dà dentro. Purtroppo si perde in pezzi come When it Hurts, che scivola come se inascoltata oppure Favourite scar, banale fino all'osso, prodotta da quell'uomo pieno di fantasia che è Ryan Tedder ( vi prego, ditegli che l'abbiamo capito che ci vuole rifilare la stessa canzone cambiando solamente il titolo! ) o ancora Stop the clocks, pezzo ascoltabile ma incredibilmente insipido. Purtroppo, pur essendo, per fortuna, solo tre tracce, queste album filler spezzano la continuità dell'album ed essendo molto simili agli altri brani, non avendo nessuno segno che li contraddistingua, ti confondono, ti ammorbano, ti annoiano, ti spingono a cambiare canzone o, nel peggiore dei casi, a buttarti dal balcone. L'apice dell'album risiede senza dubbio nelle due Uptempo: Come alive e Glassheart.
Ascoltandoli la prima volta, rimassi piuttosto inorridito pensando che non fossero coerenti con la linea musicale del progetto. In verità, mi ero solo fatto traviare dalla sembianza dance. I due brani si inseriscono perfettamente nel contesto: la produzione segue la scia dei migliori brani dell'album e strizzano l'occhio al dubstep senza risultare troppo invadenti, e pur essendo, diciamolo, pezzi dance, sono lo stesso molto intimi, equivalgono ad un ballo sfrenato tra le lacrime, uno scatenarsi sulla dancefloor pur con la consapevolezza che il tuo cuore sta andando in mille pezzi, una forma di escapismo dalle delusioni d'amore.
Per garantire successo all'album, avrei scelto come apripista uno di questi due pezzi, tanto per dimostrare agli ascoltatori scettici che Leona è molto di più che solo voce e canzoni depresse.
Quindi, nel complesso, come ho già detto, l'album è veramente valido ma non abbastanza per dimostrare al pubblico la vera personalità della cantante. Inoltre aggiungiamo al tutto un percorso di marketing forse poco adatto e una certa tensione ai ritmi sincopati tutti "tunz - tunz" senza spessore.
Se vogliamo trovare il pelo nell'uovo, forse incolperei la produzione eccessivamente curata, che, come detto rende l'album fin troppo compatto, poco vario, ma, alla fine, è un problema trascurabile.
70/100
Ps: per tutte le informazioni relative a Leona Lewis, visitate la pagina ufficiale italiana sempre ricca di informazioni e news dell'ultima ora.
http://www.facebook.com/leonalewisitalia?fref=ts
Di recensiomi di questo tipo ne esistono veramente poche. Complimenti vivissimi, veramente: hai saputo centrare il bersaglio e non sei stato per niente superficiale, anzi. amo il tuo modo scrivere,ho letto le tue altre recensioni e sono incredibili. per quanto riguarda leona sono d'accordo con quello che hai scritto.
RispondiEliminaParzialmente d'accordo con la recensione, che oltretutto è ben curata e ben scritta, poi si può essere d'accordo o meno! Sono d'accordo sul fatto che alcuni pezzi non lascino il segno, come favourite scar, ma sono pochissimi i brani insipidi ma recupera benissimo con altri che sono assolutamente fantastici come Fireflies o Come Alive o Glassheart. Non hai nominato Lovebird che è una delle ballate più belle, superiore anche a tante altre presenti nei precedenti lavori. Non sono d'accordo su Stop The Clocks, è una canzone che io ora amo tantissimo ma mi ci sono voluti tanti ascolti per capirla, è così commovente. Glassheart, che è in assoluto la più potente del disco, se la conserva per rilasciarla come singolo internazionale e non dico che sarà un successo assicurato, ma ha tutti i presupposti per fare bene nelle classifiche mondiali!
RispondiEliminaGrazie dei complimenti. Mi sono in effetti dimenticato di citare Lovebird, come mi hai fatto notare, e anche Fingerprint. Rimedierò. Continua a seguirci :)
EliminaLa recensione è molto interessante, forse mi sarei soffermato meno sull'introduzione per lasciare più spazio nella recensione dettagliata dei pezzi, inoltre trovo mancante un accenno alle tracce presenti nella deluxe edition, tracce validissime fra cui mi sento di citare la bellissima ed originale "Sugar", capace di dare un taglio movimentato senza scendere nel banale e ben caratterizzando le doti vocali di Leona. Detto questo concordo sul fatto che "Glassheart" non sia un vero capolavoro come album (personalmente preferivo la continuità musicale e la ricerca e pienezza armonica ascoltata in Echo, vera perla stroncata da una scarsa campagna promozionale), comunque lungi dal dire che questo non sia un lavoro di qualità. Se non stiamo osservando un grande successo del progetto è solo perché la discografia ormai è entrata in un circolo vizioso nella quale i grandi successi sono decretati solo dal numero di passaggi in radio acquistati dalle case discografiche per un dato pezzo. Soprattutto in Italia stiamo perdendo qualsiasi concetto di cultura musicale e siamo davanti ad una realtà nella quale vengono sfornati nuovi "artisti" esclusivamente reduci da talent show e apprezziamo tracce come il "Pulcino Pio" oppure "Gangam Style" che si posizionano prime in classifica a discapito di lavori ben curati come "Glassheart". Un bell'album ed una cantante di talento, mi dispiace che per colpa della realtà musicale attuale non avrà la visibilità che meriterebbe.
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